Lo stile repressore nella definizione di se stessi
Le persone con uno stile repressore cercano di rispondere alle domande in modo da soddisfare la desiderabilità sociale (Marlowe-Crowne, 1960), ovvero il bisogno di dare informazioni di se stessi accettabili e desiderabili culturalmente, per essere approvati. Il recente studio di Furnham, Petrides, Sisterson & Baluch (2003), ha analizzato se le persone con uno stile repressore presentassero risposte esageratamente positive a variabili socialmente desiderabili e attraenti come l’intelligenza emozionale, il quoziente d’intelligenza auto-stimato, l’impulsività e lo stoicismo. Questo gruppo di soggetti è stato confrontato con gli altri tre gruppi appartenenti alla classificazione di Weinberger. L’intelligenza emotiva (EI) è stata definita, originariamente, come quel tipo di intelligenza che comporta l’abilità di monitorare le proprie e altrui emozioni, di discriminarle e di usare queste informazioni per guidare le proprie azioni e i propri pensieri (Salovey & Mayers, 1990). Dato che l’intelligenza emotiva è descritta sempre come una facoltà molto desiderabile, si è ipotizzato che i repressori fornissero risposte esageratamente positive, nel tentativo di presentare un’immagine di se stessi più positiva. L’intelligenza valutata dagli stessi soggetti implica la stima di abilità, competenze e caratteristiche positive nell’affrontare la vita quotidiana. In questo studio si è chiesto ai partecipanti di stimare la propria intelligenza su dodici aspetti derivati dalla concezione di intelligenza di Stenberg, Conway, Ketron & Bernstein, (1981), ipotizzando che i repressori avrebbero dato stime più alte rispetto agli altri tre gruppi. La terza caratteristica indagata è l’impulsività, ovvero la tendenza a riflettere meno, prima di agire, rispetto alle altre persone con uguali abilità (Dickman, 1990). L’autore distingue un’impulsività funzionale, correlata a entusiasmo, avventura e attività e un’impulsività disfunzionale legata al disordine e alla tendenza ad ignorare i fatti impegnativi nelle decisioni da prendere. Le differenza tra queste due tipologie è sottile, ma importante; quello che gli autori si sono chiesti è se i repressori fossero sensibili alle differenze tra gli item che formavano le due diverse scale. La loro ipotesi è che i repressori avrebbero avuto punteggi più alti agli item inerenti all’impulsività funzionale e punteggi minori a quelli che rispecchiavano l’impulsività disfunzionale, sempre rispetto agli altri tre gruppi. L’ultimo aspetto indagato è lo stoicismo, ovvero la negazione e soppressione delle emozioni (Furnham, 1992). Gli stoici credono che provando indifferenza al dolore e al piacere ed esercitando auto-controllo, siano più predisposti alla felicità. Questo concetto non è differente da quello di repressione, sebbene il primo sia più funzionale. Lo stoicismo comporta, infatti, la soppressione sia del piacere che della sofferenza, mentre la repressione coinvolge solo le emozioni negative. Tuttavia poiché rimane poco chiaro se lo stoicismo sia una strategia di fronteggiamento psicologicamente adattiva o meno a lungo temine, è stato ipotizzato che i repressori non differirebbero significativamente dagli altri tre gruppi. I risultati hanno mostrato differenze significative tra le persone con stile repressore e gli altri tre gruppi, nei punteggi alla scala d’intelligenza emotiva, in cui sono stati aggiunti anche item sull’ottimismo, sulle abilità sociali, sulla valutazione delle emozioni e sul loro utilizzo (Ciarrochi, Chan & Bajar, 2001; Petrides & Furnham, 2000). I repressori mostravano punteggi maggiori rispetto agli altri gruppi. Anche rispetto alla stima del quoziente intellettivo, i punteggi erano più alti nel gruppo dei repressori, confermando l’ipotesi di partenza dei ricercatori. Per l’impulsività, sebbene i repressori non differissero significativamente dal gruppo dei molto ansiosi e con alta desiderabilità sociale, mostravano punteggi più bassi rispetto ai molto ansiosi e rispetto ai molto ansiosi e con bassa desiderabilità sociale, agli item che rispecchiavano l’impulsività disfunzionale. I repressori avevano punteggi maggiori rispetto al gruppo dei molto ansiosi, e con bassa desiderabilità per l’impulsività funzionale. I risultati che riguardano lo stoicismo non hanno dato differenze significative.
© Stile repressore e benessere - Margherita Monti